Page 108 - Sotto il velame
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E la violenza e la frode sono nell'inferno punite in quest'ordi-
           ne: prima la violenza e poi la frode; e il leone e la lupa vengono
           avanti il passeggero in quest'ordine, prima il leone e poi la lupa. E
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           la violenza è meno grave della frode :
                              Ma perchè frode è dell'uom proprio male,
                              più spiace a Dio.

              E perchè la frode più spiace a Dio, i frodolenti «stan di sutto».
           E il leone, sebbene sia rappresentato con la test'alta e con rabbio-
           sa fame, pure oltre la paura, che male fece a Dante? dove è egli
           più all'ultimo? La lupa, invece, ripinge il misero, che piange e gri-
           da per lei, e finirebbe con l'ucciderlo. E la frode spiace più a Dio,
           perchè il suo fine d'ingiuria l'adempie col sussidio dell'intelligen-
           za, per vie tortuose, dunque, ed inganni; mentre la violenza è sen-
           za intelletto; è matta, è bestialità. Ebbene il leone viene con la te-
           st'alta, che è un segno di sventataggine, e con fame rabbiosa, per
           la quale ciecamente si butterebbe a qualunque sbaraglio. L'aria
           teme alla sua vista o forse ai suoi ruggiti. Nel che è un'idea di su-
           perfluo e di vano e di troppo; come è (vedete Capaneo!) nella vio-
           lenza. La lupa invece ha un andare guardingo, per giungere a
           sbramare la sua fame sempre nuova e intera, per fare ingiuria e
           per uccidere. Ella è senza pace; non dà tregua. «A poco a poco»
           ripinge il passeggero. Non par di vederla avanzarsi tortuosamen-
           te, tacita, se il leone ruggisce, con la testa bassa, se il leone ha la
           testa alta, e sparire e riapparire, se il leone apertamente vien con-
           tra? E non è la frode, dunque, come la lupa? Inoltre la violenza è
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           cieca cupidigia e ira folle cioè cieca brama di vendetta , matta e
           bestiale brama di vendetta, e contro gli altri e sì contro sè stesso,


              pare, l'equazione bestialità e violenza. Tuttavia se ne toccherà più avanti
              anche in questo saggio.
           238   Inf. XI 25 segg.
           239   Inf. XII 49. L'ira è definita sempre libido ulciscendi.


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