Page 112 - Sotto il velame
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veda, non nuoce; vedendo egli per primo, toglie la voce». È anti-
ca questa ultima storiella; e mi pare sia ricordata da Dante:
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch'uscia di sua vista...
Sono quelli occhi che gravano su tutto l'essere del passeggero. E
si veda come la lupa convenientemente simboleggi la frode, poi-
chè ella è astuta e insidiosa; e, sopra tutto, «veduta prima, non
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nuoce». Inoltre «si dice ch'esso (lupo) viva, a volte, di preda, a
volte di terra, anche di vento». Come non ricordare il veltro, che
della lupa è il nemico contrapposto, e non ciberà terra...? Non ci-
berà terra, viene a dire il poeta, come costei. E il peltro, che certo
significa la ricchezza, è la preda, cui il veltro non vorrà e cui cer-
ca la lupa. Tralascio tante astuzie, vere e supposte, che del lupo si
raccontano in cotali libri: mi basta ora riferire queste tre cose: che
si sapeva a quei tempi che «le meretrici le chiamiamo lupe, per-
chè devastano i beni degli amadori»; s'imaginava a quei tempi
che i lupi erano così chiamati «quasi leopedi», perchè nei piedi è
la loro virtù, come dei leoni è altrove ; si affermava a quei tempi
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«che figura di lupo porta il diavolo, che sempre invidia il genere
umano». Con queste tre cose, noi ci possiamo spiegare come
Dante dica che la lupa si ammoglia a molti animali; e, che ella è
come un leone vigliacco, poichè al leone è simile nella rapacità e
terribilità, e peggiore, ma viene, innanzi a poco a poco, e poi fug-
ge avanti il veltro; e che infine e ciò monta più, dall'inferno «invi-
dia prima dipartilla». E pensiamo che il diavolo porta figura di
lupo, perchè il lupo insidia i chiusi delle pecore come il diavolo le
chiese dei fedeli; e sapete come il lupo si appressa ai chiusi delle
pecore, e perciò il diavolo alle chiese dei fedeli? «Se ha bisogno
di predare di notte, come un cane mansueto a poco a poco (sen-
250 ib. L. c. p. 67.
251 L. c. p. 67: quod ut leoni ita sit illis virtus in pedibus. Lezione guasta.
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