Page 116 - Sotto il velame
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si crede, si può concludere.
              Bene: l'incontinenza Dante la raffigura un'altra volta in forma
           d'ossa e di polpe. Egli è nel monte; nella cornice dell'accidia. Ha
           domandato al maestro, quale offensione si purga in quel giro. Il
           maestro gli ha risposto prima un poco oscuro, poi ha dichiarato
           tutto il sistema del purgatorio, conchiudendo: Qui l'accidia; sopra
           noi, per tre cerchi, l'amore tripartito del bene non buono. Ora sen-
           te anime d'accidiosi dire, con rimbrotti, esempi d'accidia: gli
           ebrei, che non giunsero al Giordano; le donne troiane, che non
           vennero nel Lazio. Dicono e passano. Dante pensa; e di pensiero
           in pensiero, chiude gli occhi, e il suo pensamento divien sogno.
              Egli pensava certo all'accidia; e sogna, che cosa? Innanzi al-
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           l'alba, egli dice ,
                              mi venne in sogno una femmina balba,
                              negli occhi guercia e sopra i pie' distorta,
                              con le man monche e di colore scialba.

           Dante la mirava, e come il suo sguardo fosse raggio di sole a un
           intorpidito dal freddo notturno, ecco che le scioglieva la lingua,
           ne drizzava la persona, le colorava d'amore il volto. Ed ella si die-
           de a cantare; e cantava così dolcemente!


                              Io son, cantava, io son dolce Sirena
                              che i marinari in mezzo mar dismago.

           Ed ecco apparire una donna santa e presta, e


                              l'altra prendeva e dinanzi l'aprìa
                              fendendo i drappi, e mostravami il ventre:
                              quel mi svegliò col puzzo che n'uscìa.

           Ed era alto il dì: il sacro monte era pieno del sol nuovo. Ma Dante

           260   Purg. XIX 5 segg.


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