Page 121 - Sotto il velame
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quelli che non moderarono la timidità loro. Già il timore è tristi-
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zia ; e i fitti nel fango furono e sono tristi; e poi nel fango hanno
a stare, come porci in brago, certuni ch'or sono «lassù gran
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regi» . E questi, per tagliar corto, sono certamente tali che non
ebbero la virtù più propria dei re, la magnanimità, cioè la fortez-
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za; ed ebbero invece «la viltate» quale, ad esempio, quella «di
quel che guarda l'isola del foco». La loro incontinenza, dunque, è
punita; perchè incontinenza è, secondo Virgilio: incontinenza,
dunque, d'irascibile. Nell'inferno, possiamo già dirlo, si punisco-
no le due specie d'incontinenza.
E Dante espressamente lo dice. Egli, udita la lezione di Virgi-
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lio intorno alla malizia, mostra di meravigliarsi , come, se ogni
malizia è punita entro il baratro, siano anche puniti
quei della palude pingue,
che mena il vento, che batte la pioggia
e che s'incontran con sì aspre lingue.
Osservisi questo novero. Se Dante voleva l'ordine inverso dei
peccatori come furono veduti da lui, avrebbe mentovato, dopo
quelli della palude, quelli che si sgridano, e poi quelli sotto la
pioggia, e infine quelli in balìa del vento; se voleva l'ordine diret-
to, avrebbe prima domandato di questi ultimi, e via via degli altri;
mentre così non pare abbia tenuto alcun ordine. E invece si vede
che il poeta divide in due specie il genere incontinenza; e ricorda
prima quella che vide ultima, e seconda quella che vide prima, e
questa suddivide nelle sue tre sotto specie, secondo la loro serie:
lussuria, gola, avarizia con prodigalità.
Ed egli invero definisce le due grandi specie. Primi, di tutti
270 Summa 1, 2a 41, 2.
271 Inf. VIII 49.
272 Par. XIX 130. Per questo rimando alla Minerva Oscura. E anche qui se ne
riparla.
273 Inf. XI 67 segg.
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