Page 122 - Sotto il velame
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gl'incontinenti, vede i lussuriosi. Egli intende che quelli sono 274
i peccator carnali
che la ragion sommettono al talento.
Nel Convivio dice che l'appetito «alla ragione ubbidire
conviene». Il talento che qui, invece di essere sommesso, sta so-
pra la ragione, è quel medesimo appetito. Nella palude pingue
Virgilio prima mostra a Dante 275
l'anime di color cui vinse l'ira.
Nel Convivio dice che l'appetito «che irascibile e concupiscibile
si chiama» deve essere guidato dalla ragione, come cavallo. L'ira
che qui vince invece d'essere vinta, è quel medesimo appetito. Ed
è chiaro che le due definizioni si compiono a vicenda, secondo lo
stile di Dante, prestandosi l'una all'altra qualche cosa; tanto che
intendiamo che i peccatori carnali sommisero la ragione al talento
concupiscibile, perchè da lui vinta; e che in quelli altri il talento
irascibile vinse la ragione e la sommise. E così Dante con la virtù
di quella simmetria, che è tanta parte del suo stile, ha, definendo
solo i primi della prima specie e i primi della seconda, definito
tutto ciò che è in mezzo a loro e sotto loro.
Le due definizioni, monche e imperfette tutte e due di per sè, si
compiono a vicenda, ed hanno il suggello, per così dire, nella
conclusiva dichiarazione di Virgilio: che la disposizione che il
ciel non vuole, di quei quattro ordini di peccatori, è incontinenza.
E questa è la definizione Aristotelica, la quale non toglie che del-
le sottospecie non si dia poi la denominazione, dirò così, teologi-
ca o cristiana. Ma si dà come per incidente, a mezzo un discorso,
senza parere: «a vizio di lussuria» «lussuriosa» «per la dannosa
colpa della gola» «in cui usa avarizia il suo soperchio» «portando
274 Inf. V 38 seg.
275 Inf. VII 116.
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