Page 105 - Sotto il velame
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Sta per ritornare alla condizione di viltà, in cui era prima del
passo della selva? a quella condizione, che poi vide essere degli
sciaurati che mai non fur vivi, e di cui fama non è alcuna? di
quelli, per cui il lume raggiò invano sebbene fosse acceso? di
quelli così simili e così dissimili ai non battezzati?
Il fatto è che in quel momento Dante si trova avanti un'ombra.
È d'un magnanimo, e di uno che cantò il più nobile degli eroi. E
dannati sono il poeta e l'eroe. Non ebbero battesimo, eppure fu
l'uno magnanimo e l'altro eroe. E si trovano di faccia, avanti la
selva del peccato originale, uno che fu da quello offeso, non
ostante la sua virtù, e un altro, che sebbene non offeso da quello,
sta per vivere o, meglio, per morire, senza alcuna virtù.
II.
Quali sono le fiere che Dante vide, prima una, poi due quasi
insieme, e che ora sono, fantasticamente, ridotte a una?
Fu a Dante impedimento la selva selvaggia e aspra e forte, e
nella quale, a detta di Beatrice, egli pareva trovare, a ogni mo-
mento, fosse e catene . Paura in Dante fu della selva, sì che la si
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rinnovava al pensiero, e ch'ella solo dopo il passo fu queta. Le tre
fiere impediscono il cammino e incutono paura. Impediva il cam-
mino la lonza; il leone veniva contro lui; la lupa lo ripingeva.
Avanti la lonza, si rivolse più volte per tornare; il leone gli diede
paura; gravezza gli porse la lupa con la paura che usciva da lei .
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Consimili, dunque, effetti sono della selva e delle fiere. La selva è
peccato: come non peccato le fiere? Ma la selva è il peccato origi-
nale: come le fiere non il peccato attuale? Ma la selva è la tene-
bra: come le fiere non l'ombra della carne e il veleno?
E la selva è raffigurata nel vestibolo e nel limbo, che hanno in
232 Purg. XXXI 25.
233 Inf. I passim.
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