Page 101 - Sotto il velame
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vuto libero da quell'iniziale e totale impedimento, da cui era rima-
sto inceppato nei non battezzati. La tenebra egli l'aveva scossa.
Per il che misteriosamente vedrà anche dove è buio di inferno.
Egli è uscito dalla selva. E che vi ha scorto? Dice :
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per trattar del ben ch'i' vi trovai,
dirò dell'altre cose, ch'io v'ho scorte.
Dove parla di queste altre cose? Quali sono queste altre cose? Os-
servo che nella ripetizione, per così dire, della selva e della viltà e
del passo e della tenebra e del lume, quale è poi nell'inferno, dove
il passo dell'Acheronte è il passo della selva, assomigliata a un
pelago e a una fiumana; in tale ripetizione, Dante continua a pas-
sar la selva anche dopo aver passato l'Acheronte. Dunque ciò che
racconterà dopo il passo, è ancora di quelle «altre cose» che ha
scorte nella selva. Invero, per un esempio, dopo il passo della sel-
va, egli posa un poco il corpo lasso. Dopo il passo dell'Acheronte
egli muove intorno «l'occhio riposato». O sia l'occhio o sia il cor-
po riposato, questo riposo, dell'occhio o del corpo, risponde a
quello del corpo lasso. Risponde perfettamente, anche se si deve
intendere, come intendo io, dell'occhio; chè nella selva, allegori-
camente parlando, egli soffrì per un falso vedere, per un veder ciò
che non era e non vedere ciò che era, per il difetto del lume che
vien dal sereno e che, se di là non viene, è tenebra. Naturale è
quindi ch'egli assommi nella stanchezza dell'occhio la sua morale
stanchezza di tale cui mancasse la prudenza che mostra le sue vie
al cuore. Dunque fu riposato dopo il passo della selva e dopo il
passo dell'Acheronte. E dopo quest'ultimo, era ancora nella selva
cioè nel limbo; e dunque ancor ciò che racconta dopo il passo del-
la selva, è di quelle cose che vide nella selva.
Che cosa vide? Egli riprese 227
226 Inf. I 8 seg.
227 Inf. I 29 segg.
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