Page 87 - Sotto il velame
P. 87
E gli sciaurati corrono corrono dietro la rapida insegna che è la
croce, smaniosi d'ogni altra sorte; sì della seconda morte che
avrebbero, se passassero l'Acheronte; sì della seconda vita, che
avrebbero se potessero uscire dalla porta. E la porta è spalancata,
ed essi non possono attraversarla, e stridono disperatamente. Quel
fioco lume che entra dalla porta aperta è il loro più grande tor-
mento. Bene Virgilio annunzia a Dante quelle disperate strida,
bene il Poeta le descrive con una forza che sarebbe strana per noi,
se non pensassimo che nel vestibolo più che altrove doveva aver
luogo la disperazione; avanti quella porta che invano è spalancata
e invano fu rotta. Tutti i dannati potevano salvarsi; meno di tutti
quelli del limbo, più di tutti questi del vestibolo. Che dovevano
fare? Al male non si condussero. Il male non li tentò. Dunque?
Oh! i rifiuti della vita e della morte! Non possono passar l'Ache-
ronte, perchè sono ancor misticamente vivi; non possono attraver-
195
sare la porta, perchè sono corporalmente morti .
IV.
Avanti la porta Dante esita. Il Maestro, che s'è accorto che il
discepolo è stato ripreso dalla viltà la quale già l'aveva preso al
solo pensiero dell'alto passo, il Maestro, l'ombra del magnanimo,
gli dice solennemente :
196
ogni viltà convien che qui sia morta.
Sotto il senso più generale d'un'esortazione vigorosa nel primo
momento dell'impresa e nel primo ingresso dell'oltremondo, vive
un senso più particolare. Di vero, Virgilio non continua spiegando
195 V. più avanti «Le tre rovine».
196 Inf. III 15.
87