Page 82 - Sotto il velame
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morte per cui si resta vivi, anzi per cui si rivive e si rinasce. Il
passo dell'Acheronte è dunque simile in tutto al passo della selva,
per uno che abbia seco di quel di Adamo. E per trovare questo
passo, l'uomo, come ebbe nella selva lo splendore della luna pie-
na, che si faceva strada tra i pruni, così qui nel vestibolo ha un
fioco lume.
Donde quel lume? Il quale ragionevolmente dobbiamo suppor-
re fioco non per fievolezza del luminare, che nella selva è la luna
piena, quand'ella diametralmente contempla il suo fratello; ma
per l'impedimento del luogo stesso, dove quel lume penetra a
stento; del luogo stesso che lassù è una selva selvaggia e quaggiù
è l'inferno. Sceso invero Dante al primo cerchio, trova tenebre
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perfette. Virgilio dice :
Or discendiam laggiù nel cieco mondo...
Egli lo guiderà, perchè pratico del luogo, pur tra l'oscurità. Or se
il vestibolo ha luce, ciò avverrà per qualche causa di fuori, non
ostante la tenebra propria del luogo stesso. Quale questa causa?
Una porta è spalancata sul vestibolo. I suoi serrami sono in-
franti. È aperta e non si può più chiudere . Chi la spalancò, rom-
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pendone i serrami, fu il Cristo redentore. Virgilio lo vide. Egli era
da poco nel limbo, quando ci vide venire 182
un possente
con segno di vittoria incoronato.
I caduti dal cielo avevano negato il passo: egli aveva rotto i serra-
mi. Ed era entrato e aveva passato l'Acheronte. Quelli che in lui
venturo avevano creduto, furono liberi. E libero d'allora in poi fu
il volere, e si riaprì la fonte del meritare. Poco prima della morte
180 Inf. IV 13.
181 Inf. VIII 125 segg.
182 Inf. IV 52 segg.
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