Page 77 - Sotto il velame
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di questa seconda morte, perchè la loro anima è abbandonata da
Dio; e non sono morti della medesima seconda morte gli sciaurati
del vestibolo, perchè sono sdegnati bensì dalla misericordia, ma
anche dalla giustizia; e sì Dante di questa seconda morte non po-
teva morire, perchè non era morto della prima; che la seconda se-
gue la prima. Dunque, se, per passare Acheronte, egli doveva mo-
rire, morire della prima doveva e non della seconda. E della pri-
ma, egli ci significa che morì.
Di vero, al tremor della terra, egli si sentì bagnar di sudore, del
sudore di morte; al balenar della luce vermiglia, cessò ogni suo
sentimento: cadde: parve addormirsi. E quel sonno fu l'alto son-
no. E da quell'alto sonno, dove si risvegliò? Si risvegliò nel regno
dei morti, regno sconosciuto e deforme. Egli guardava e riguarda-
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va :
fiso riguardai
per conoscer lo loco dov'io fossi.
Vero è che in su la proda mi trovai
della valle d'abisso.
Vero è, per quanto inverosimile. Nel regno dei morti si trovò, nel-
la tomba dove si trovano i morti. Quella era la grande tomba.
Dante lo dice :
171
Loco è laggiù, da Belzebù remoto
tanto quanto la tomba si distende.
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L'aura che v'è dentro è aura morta . Per un pertugio tondo si
vede luce: pertugio di sepolcro.
Morì, adunque. Alla morte lo condusse Virgilio. Eppure questi
170 Inf. IV 5.
171 Inf. XXXIV 127 seg.
172 Purg. I 17.
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