Page 73 - Sotto il velame
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Muore. Non strabiliamo nè sorridiamo. Dante è il poeta del
mistero. Aspettiamo, invece, lume e cerchiamolo. In tanto ecco
una riprova del suo morire.
La selva oscura è il difetto di virtù che consiglia e di nobile
virtù, di lume e di libero arbitrio, di prudenza e libertà innate che
il peccato originale toglie e il battesimo rende. Bene. Siccome il
vestibolo infernale, dove sono gli ignavi e gli angeli neutrali, è
pur simbolo di mancanza di questo medesimo libero arbitrio,
mancanza che fa sì che il lume che ebbero sia come non fosse, e
sia perciò assai fioco; siccome dal vestibolo non si passa oltre
Acheronte se non a patto d'esser morti; così dobbiamo aspettarci
che anche dalla selva non si esca senza morire.
E così avviene. Dante, di sè, appena uscito dalla selva, dice:
E come quei che con lena affannata
uscito fuor dal pelago alla riva,
si volge all'onda perigliosa e guata,
così l'animo mio che ancor fuggiva,
si volse indietro a rimirar lo passo
che non lasciò giammai persona viva.
Per quanto questo verso sia malmenato e stirato e torturato, e' non
significherà mai se non questo, che nessuno uscì mai vivo dalla
selva: dunque nemmeno Dante.
E dunque Dante, per uscirne, morì.
E si noti che Dante qui con sue misteriose e potenti parole ci
ammonisce della somiglianza dell'uscir dalla selva e dell'uscir dal
vestibolo. Già egli chiama passo l'uscita dalla selva, con un'e-
spressione che noi meglio intendiamo per un fiume che per una
selva . Nel fatto egli paragona la selva a un pelago. E di lassù
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163 Ricorda il detto di Caron: per passare; il detto di Virgilio: a trapassar lo
rio; l'altro di Virgilio: Quinci non passa; per non dire che nel canto IV c'è il
passar del fiumicello, e nel canto IX il messo del cielo che «al passo passa-
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