Page 424 - Sotto il velame
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to da un grande dolore, di quelli che vengono da Dio e non dagli
           uomini, lasciava la via degli uomini o del mondo, e s'incammina-
           va per quella di Dio, dove avrebbe ritrovata la donna che aveva
           perduta. Sarebbe stato il poema della rassegnazione, la cui supre-
           ma parola poteva esser questa: Dio, tu me l'hai tolta nella vita, tu
           me la rendi nella morte: sii benedetto! Ma gli uomini, che esso
           avrebbe abbandonati, di nulla erano ancora rei verso lui, verso lui
           che guardava allora tutti con occhi d'amore, e indirizzava le sue
           dolci parole agli sconosciuti romei. Egli, ferito dal primo strale, si
           sarebbe rifugiato là dove non aveva a temere più altre ferite. Egli
           si sarebbe messo nel porto dopo un primo tuono, avanti lo scop-
           piare della procella.
              Ma ora? Egli ritrovava nel suo cuore il dolor d'allora e il pro-
           posito d'allora; ma dove, ma quale vedeva sè stesso! Bandito, in-
           famato, dannato al fuoco, lontano dal luogo del suo battesimo,
           senza tetto e senza pane.
              Il libello ascetico ch'egli avrebbe scritto, diventò la Comedia:
           il frate minore diventò il Cristo. Il dannato al fuoco, il mendico
           perduto tra gli uomini di corte, l'umile pedagogo, il modesto letto-
           re dello studio, si sublimò sui tempi e sulle nazioni e sulle fazioni
           e sulle scuole e sui re e sui papi. Discese come il Cristo di San
           Paolo, per ascendere. Morì per vivere e per redimere. Fu più d'un
           eroe e più d'un apostolo. Volle fondare la città del ben vivere.
           Bandì una nuova Apocalissi e un nuovo Vangelo. Entrò nella
           morte dall'esilio e dalla condanna e dalla infamia; e uscì a giudi-
           care i vivi e i morti.
              Eppure chi lo guidava ora l'avrebbe guidato anche allora. Vir-
           gilio lo conduceva, Virgilio in cui non solo Dante ma tutti assom-
           mavano allora il concetto di studio e di scuola. Lo conduceva a
           una giovane morta. Nessuno sapeva la strada meglio di lui, che
           aveva cantato la discesa negl'inferi. Nessuno avrebbe significato
           meglio di lui questo concetto: lo studio che conduce alla vera sa-
           pienza per l'oltremondana via della contemplazione. E questo



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