Page 421 - Sotto il velame
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che ci fu dato a lume e guida della vita civile: l'imperatore Roma-
no.
Ebbene, quando Dante disperò dell'altezza? quando disperò di
salire al bel colle? alla felicità, vale a dire, della vita attiva? Si
può scegliere tra queste due ipotesi: prima della venuta d'Arrigo,
dopo la venuta di Arrigo. Se prima, egli aveva come un sentore
del veltro che era per venire, e certo egli raffigurava in Arrigo il
veltro. In vero nell'epistola a lui, quando fu disceso in Italia (nel
1310), Dante ricorre a imagini consimili. Arrigo deve uccidere l'i-
dra, Arrigo deve uccidere la vulpecula, la vipera, la pecora infet-
ta. Non ancora o non più pensava di cambiare la vulpecula di Ci-
cerone nella sua lupa, allora; e questa considerazione vale come
gravissimo argomento in favore dell'autenticità di questa lettera,
contro la quale, del resto, non c'è alcun pregiudizio. Come avreb-
be potuto un falsario sapere che Dante nella figurazione delle tre
fiere aveva sotto gli occhi un dato passo di Cicerone 1183 ?
Or bene: accogliendo l'ipotesi che alla Comedia Dante si met-
tesse prima della venuta di Arrigo, si ammetterebbe questo assur-
do: che Dante rinunziava alla vita attiva o civile, appunto quando
poteva credere ch'ella fosse possibile. Meglio ricorrere alla secon-
da; e credere che Dante appunto a quella rinunziasse, quando ogni
illusione in lui fosse spenta, quando l'ultima speranza se ne fosse
andata; dunque dopo la morte di Arrigo in Buonconvento. E se ne
può trovar la riprova mettendo a confronto l'epistola sopra citata e
la profezia del veltro. Egli scrisse quella epistola perchè, come
egli dice «il nostro sole (sia che questo ne insinui il ferver del de-
siderio o la sembianza della verità), o si crede che si fermi (mora-
ri) o si sospetta che torni indietro». Continua meravigliandosi
perchè così tarda irresolutezza (tam sera segnities) si frapponga.
Lo rimprovera di credere che tutto l'impero si chiuda nei confini
dei Liguri. Gli dice che tutto il mondo lo aspetta. Gli rinfaccia
d'indugiarsi a troncar le teste dell'idra a una a una; di essere per
1183 Epist. VII.
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