Page 416 - Sotto il velame
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nella prima sua apparizione in morte. Solo l'«umile ed onesto san-
guigno» fiammeggia. E Dante, nella Vita Nuova, tornò a Beatrice
come Beatrice era tornata a lui; tornò a lei fanciullo, come fan-
ciulla era essa tornata a lui. Egli si ricordava «di lei secondo l'or-
dine del tempo passato», e si pentiva del suo vil desiderio e pian-
geva come se i suoi occhi fossero «due cose che desiderassero
pur di piangere». Così sul santo monte sospira e piange e sta
avanti lei 1171 ,
quali i fanciulli vergognando muti
con gli occhi a terra, stannosi ascoltando,
e sè riconoscendo e ripentuti.
Le stesse lagrime, lo stesso ripentire: e ripentire e lagrimare per
non più che desideri del cuore, per non altro che incostanza di ra-
gione. Dopo, Dante sale con Beatrice di spera in spera, finchè può
contemplarla: come? dove? Nell'Empireo, nel suo seggio di glo-
ria, pura luce; così, dunque, e dove egli dice, in quel sonetto, che
la vide lo spirito suo peregrino. Or che poteva essere quella terza
visione, che Dante non ci dice qual fu? È forza credere ch'ella
fosse quella che narrò nel Poema Sacro, poichè la visione del
pentimento e quella della gloria, le quali precedono la mirabile,
sono i due poli della Comedia. Invero Beatrice, così nella Vita
Nuova come nella Comedia, richiama a sè l'amatore, mentre egli
vilmente desiderava contra la costanza della ragione; e in fine si
lascia a lui vedere entro lo splendore della sua gloria di Beata
Beatrice, nell'Empireo. Questi due elementi, la conversione cioè
di Dante e la transfigurazione di Beatrice, formano la divina Co-
media: come non sarebbero essi gli elementi di quella visione ul-
tima e mirabile, per la quale Dante propose di non dir più di Bea-
trice se non quando potesse più degnamente trattarne? È almeno
probabile.
1171 Purg. XXXI.
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