Page 417 - Sotto il velame
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Ed è certo, quando ci ricordiamo chi è e che cosa è Virgilio nel
Poema. È lo «studio». Virgilio che conduce Dante a Matelda, cioè
all'arte, è l'incarnazione di queste parole: «Di venire a ciò (a trat-
tare di lei più degnamente) io studio quanto posso». Le altre paro-
le «sì come ella sa veracemente» sono tradotte nel secondo canto
della Comedia. Virgilio dice a Dante d'essere stato mandato da
Beatrice e di dover ricondurlo a lei: alla sapienza.
Ma in un'altra opera di Dante apparisce questo argomento: nel
Convivio. In vero egli narra d'una sua tanta tristizia, che nessun
conforto gli valeva. Allora provvide, per sanare, «ritornare al
modo che alcuno sconsolato avea tenuto a consolarsi». E così les-
se il libro di Boezio e poi uno di Tullio, e s'addestrò così in Gra-
matica e trovò «vocaboli d'Autori e di Scienze e di libri» 1172 . Stu-
diava. Per dirla al modo simbolico che usò nella Comedia, Virgi-
lio era andato a lui che piangeva e s'attristava in tutti i suoi pen-
sieri. Studiava dunque. Per qual fine? Per giungere a una perfetta
beatitudine la quale consisteva nel guardare gli occhi e il riso d'u-
na donna 1173 . Dunque Virgilio per dirla secondo l'allegoria del
Convivio, conduceva Dante a Beatrice, a una beatrice.
Ma nel Convivio non c'è Virgilio. Lo studio o amore è uno de-
gli elementi di cui si compone la «gloriosa donna» 1174 , la quale è
così studio o amore della sapienza, cioè Virgilio, in uno, e Beatri-
ce. Consolarsi della sparizion di Beatrice, rivedendola, dopo una
sete di dieci anni, fatta luce e sapienza, e con lei sapienza amoro-
samente usare, è l'argomento della Comedia. Quello del Convi-
vio? Amorosamente usar sapienza, cioè amar la Donna Gentile,
per consolarsi della morte di Beatrice. L'argomento del Convivio
è lo stesso dunque che quel del Poema, e si vede, che se non fosse
stato interrotto, questo comento alle canzoni sarebbe stata una
perfetta imbandigione di sapere 1175 , qual fu la Comedia in cui la
1172 Conv. II 13.
1173 Conv. III 15.
1174 ib.
1175 Conv. II 13.
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