Page 420 - Sotto il velame
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to tratto allo studio e alla conoscenza e alla sapienza; poichè per
consolarsi della sua perdita, egli si era dato a leggere libri e a en-
trare «nello Latino», egli si era innamorato della sposa dello Spi-
rito, alla quale Beatrice era stata così devota come Dante. Un soa-
ve pensiero, che era vita del suo cuore dolente, andava ai piedi di
Dio: un altro pensiero ora lo faceva fuggire, quel pensiero soave;
cioè consolava Dante del suo dolore. Quale? Quello che lo faceva
guardare un'altra Donna. Ma qual Donna? Una ch'egli omai dove-
va pensare a chiamare Donna cioè signora: la Donna 1182
pietosa ed umile,
saggia e cortese nella sua grandezza,
la Donna dunque, «umile e alta», la Donna in cui è misericordia e
pietà, e che precorre al domandare. Oh! l'infedele, che si consola
nello studio e nella scienza! Oh! l'apostata, che si consola pensan-
do all'immortalità dell'anima, e alla verace sapienza che lo con-
durrà, per la misericordia della Vergine, a riveder Beatrice ai pie-
di di Dio!
Ma il Convivio rimase interrotto. Dante riprese la mirabile Vi-
sione. Quando? Quando disperò di salire al bel colle. Il Poema si-
gnifica la rinunzia alla vita attiva o alla via del mondo, e l'ingres-
so nella vita contemplativa o nella via di Dio. La via del mondo è
impedita dalla lupa che esprime la cupidità che si svolge in mali-
zia. Questa non lascia passare alcuno per la sua via. Dante, deve
fare altro viaggio, se vuole scampare. Egli si ritrae avanti la bestia
malvagia; è per ricadere nell'oscurità della selva. Egli sembra de-
stinato a vivere come non fosse mai nato, a essere un di quelli in-
finiti che corrono nel vestibolo e che non lasciarono alcuna fama
di sè: un servo, un cieco, un nullo. Un veltro, sì, deve venire a
sgombrar la via e rimettere nell'inferno la lupa. Ma fin che egli
non sia venuto, vano è dirigersi al bel colle. Ora il veltro è colui
1182 Conv. Canzone «Voi che intendendo».
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