Page 423 - Sotto il velame
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pace e ricordare la miseria nel tempo felice. Anzi si fece più gra-
ve la condizione del suo esilio. Nella riforma di Baldo d'Aguglio-
ne si confermavano le sentenze contro lui. Egli riprese la sua dura
via. Continuò a mendicare, a scendere e salire, e non sperò più.
La sua vita era infranta per sempre.
E allora ripensò alla fanciulla morta, ripensò alla visione che
aveva avuto di lei, nella quale essa dalla terra lo richiamava al
cielo. E allora, nella seconda disperazione della sua vita, riprese il
disegno che aveva avuto nella prima, non meno amara. E gli studi
che già allora aveva destinati alla visione mirabile, a quella ravviò
e ricondusse.
Un'antica tradizione afferma che Dante ebbe un tempo il pen-
siero di lasciare il secolo e farsi frate minore. Si dice anzi che fu
terziario, e che la corda, che gittò a Gerione, la corda che aveva
cinta e con cui credè un tempo di prendere la lonza, era la corda
di quell'ordine. Lo Scartazzini non rigetta la leggenda, e congettu-
ra che il proposito di Dante dovesse avvenire «nel tempo che cor-
se dalla morte di Beatrice al matrimonio» suo. Lo Scartazzini ha
ragione nel dar peso alla leggenda.
Quella tradizione spiega il fatto della corda, e consuona col si-
gnificato della Comedia: per ciò è attendibile. Ora quel pensiero
sorse nel Poeta, prima che egli s'innamorasse della donna gentile,
o dopo? Dopo: perchè quel pensiero di lasciare il mondo, e darsi
allo spirito, è tutt'uno con la mirabile Visione, se questa è, come
è, tutt'uno col concepimento fondamentale della Comedia. Dopo,
dunque, non solo l'innamoramento ma anche il pentimento, dopo
le due imaginazioni nelle quali egli vide Beatrice giovinetta e
Beatrice santa. Ma certo prima del suo matrimonio; prima dun-
que, non solo del 1300, ma del 1298. La mirabile Visione, che poi
dal Poeta fu posta nel 1300, era stata veduta o, diciamo, concepi-
ta, prima.
Se avesse adombrato allora il suo disegno! Il principale perso-
naggio del poema, sarebbe pur stato lui, Dante: Dante, che doma-
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