Page 405 - Sotto il velame
P. 405

L'uno è dunque la laboriosa e l'altra la gioconda operazione. Il
           veglio domando con la temperanza l'animo e spronandolo con la
           fortezza, illuminando con la prudenza l'intelletto e dirigendo con
           la giustizia la volontà, non è riuscito che a morire; poichè non
           v'ha, fuor della fede di Cristo, libertà nella vita: l'altra dice e canta
           e danza e sa e coglie fiori.
              Ma la vesta di Catone sarà così chiara nel gran dì 1145 . Ciò è se-
           gno ch'egli passerà nel gran dì il fiume del lavacro. Misticamente,
           anzi, egli l'ha già passato. Egli da Marzia sua è separato mediante
           il «mal fiume», l'Acheronte, cioè, a cui Letè misticamente equiva-
           le 1146 . Ma allora lo passerà propriamente. E sarà con gli altri spiriti
           magni nella divina foresta che è, nella mente di Dante, un Elisio;
           e allora si avvererà ciò che è scritto nel suo vangelo di vita attiva,
           nell'Eneide 1147 : che i pii sono in disparte e giustizia fa tra loro Ca-
           tone. E in tanto Matelda sarà sparita di lì e sarà ascesa nei cicli,
           dove, come avrebbe dovuto parer singolare ed è invece naturale,
           non è Lia, sebben sia Rachele 1148 . Non è Lia nè Matelda, sebben
           sia Rachele con Beatrice. Quelle simboleggiano la vita attiva; e
           per quanto i loro occhi siano medicati e vedano chiaro, non pote-
           va Dante, come simboli che sono, ammetterle alla contemplazio-
           ne celeste, se non nel gran dì, quando chiudendosi la porta del fu-
           turo, le pietre cadranno sui mal veggenti del cimitero; e, avvenen-
           do la rinascita, i virtuosi del limbo, perchè senza vizio, saranno
           nelle condizioni di Adamo prima del peccato; e cessando l'attività
           umana, non sarà più nella foresta dell'arte gioconda la giovane e
           bella Donna che ne è simbolo, e che appunterà in Dio gli occhi
           pieni di lumi e di amore.
              Nella divina foresta saranno i pii. Catone ne sarà il giudice.
           Virgilio è che lo dice nella Comedia, ripetendo ciò che disse nel-
           l'Eneide. E Dante fa che egli non s'accorga di ciò a cui menano le

           1145   Purg. I 75.
           1146   Vedi a pag. 242.
           1147   Aen. VIII 670.
           1148   Par. XXXII 8 segg. Nè in Inf. IV 55 segg.


                                         405
   400   401   402   403   404   405   406   407   408   409   410