Page 409 - Sotto il velame
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lo bello stile che m'ha fatto onore?
Ora se tutti e due gli alunni possono dire d'essere stati poeti per
lui, per lui possono dire d'essere stati cristiani? Stazio, certo. E
Dante? Anche Dante. Noi abbiamo veduto, e il cuore ci s'innonda
di gioia nel riconoscere che abbiamo veduto giusto, che Virgilio
trae con sè Dante, mentre rovina verso la selva oscura, dove man-
ca il libero arbitrio, come se battesimo o fede non fosse nell'uomo
che v'erra; lo trae con sè oltre la porta aperta dal Redentore, lo
trae con sè al fiume, cui passare è acquistare il lume che s'infonde
col battesimo, ed è, insomma, diventare cristiani. E si intende che
se Virgilio per Stazio, quanto allo acquisto della fede, equivale a
«studio dell'opere di Virgilio», per Dante, a quel riguardo e forse
all'altro, esprime unicamente «lo studio e l'amore».
Ma già son piene le carte. Il velame si è levato quanto basta a
contemplare la visione di Dante. Narrarla non posso qui; sì, in al-
tro libro che comincia di là dove questo finisce. E ciò che ora ver-
rò soggiungendo, è solo «un prendere lo pane apposito, e quello
purgare da ogni macola» 1155 . Dirò dunque che la divina Comedia
è tutto un amoroso uso d'arte e di sapienza: un poetare, cioè, e un
filosofare. Ora del filosofare nel Convivio Dante ci dichiarò le
due parti componenti: l'amore e la sapienza. L'amore nella Come-
dia scinde in certo modo da sè, e raffigura in Virgilio. Notevole
mi sembra che nel Convivio volendo dar prova di questo amore
cita Democrito e Platone e Aristotele e Zeno e Socrate e Seneca;
come nella Comedia sceglie, a impersonarlo, Virgilio: tutti paga-
ni 1156 . Ciò perchè «l'oggetto eterno (di questo amore) impropor-
zionalmente gli altri oggetti vince e soperchia»; ma specialmente
li vince e soperchia in quelli che raggiungerlo non possono. Chi
vuole esprimere e descrivere un amore appassionato, fervido, in-
domabile - l'amore - , non lo dipingerà mai soddisfatto: lo narrerà
1155 Conv. I 2.
1156 Conv. III 14.
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