Page 400 - Sotto il velame
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lo studio e l'amore. A me non incresce che da quelli i quali asse-
verano giustamente che lo studio di uno scrittore non si può nè
deve scompagnare dall'esame delle sue probabili fonti e dall'inda-
gine de' pensamenti probabilmente suoi e della sua educazione e
cultura, sia stato l'esame che io ho fatto delle dottrine di Dante in
confronto di quelle dei teologi, affermato un capriccio, un ghiri-
bizzo, un fuorviare e un vaneggiare. Non me ne pento e non me
ne incresce. Facciano pure i critici e i dotti un'eccezione per me,
giudicando solo per me falso il metodo ed errata la disciplina che
per tutti gli altri è diritto ed è corretta. Dicano ciò che vogliano.
Dicano gli orbi che sono oscuro. Dicano i sordi che io parlo sotti-
le. Io amo e lodo e benedico questa sottigliezza e questa teologi-
cheria che, se non ad altro, mi ha condotto a trovare il tuo nome
misterioso, o Matelda!
O arte che dici e canti e danzi e sai quanto basta, e intendi e
operi, e sei pura e purifichi, e sei forte e afforzi; arte che ti fai una
ghirlanda scegliendo fior da fiore in una pianura tutta gremita di
fiori gialli e vermigli; arte a cui conduce lo studio, e che vivi in
istato come di natura; arte cortese, arte pietosa, arte santa, arte
piena d'amore, arte tutta innocenza: trai ancora quelli che Virgilio
a te adduca, sovresso l'acqua di Letè, lieve come spola; menali
ancora, quelli che Beatrice a te affida, a ber l'acqua d'Eunoè e rav-
vivane la virtù, e falli disposti a salire alle stelle, o la più gentile
delle creature di Dante, Matelda!
IV.
CATONE
E non è assurdo pensare che, come Lucia è così chiamata da
Dante, ad esprimere la bianchezza abbagliante di luce, che è la
Grazia della remission di peccati, così Matelda nel suo nome ab-
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