Page 38 - Sotto il velame
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Ella dice: Tu fosti ferito, lo so: chi lo può saper meglio di me?
           Ebbene, tu ti lasciasti ferire ancora! Eppure non eri più come gli
           uccellini di nidio, che sino a un certo punto, per la loro curiosità,
           sono imprudenti. Eri già pennuto, eri uccel volastro, e dovevi
           avere quella ch'essi hanno: prudenza, o fanciullo con la barba!



                                         VI.


              E lo smarrimento nella selva esattamente raffigura il difetto di
           prudenza. La prudenza è virtù dirigente, e il suo medio è la retti-
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           tudine della ragione.  Dante aveva smarrita la diritta via. La pru-
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           denza è, secondo l'espressione stessa di Dante, lume . Ed egli si
           trova in una selva oscura. Il prudente, secondo la dichiarazione di
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           S. Agostino, accolta nella Somma , è porro videns, chi vede in-
           nanzi sè: e Dante non sa come entrasse nella selva, quasi avesse
           gli occhi abbacinati dal sonno, e vi si aggira al buio, e notte è il
           tempo che vi passò. Della prudenza è propria la notturna guardia
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           e la diligentissima vigilanza . E Dante era pien di sonno quando
           entrò, e assonnato vi rimase, sì che notte egli chiama quel decen-
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           ne errore, che cominciò col sonno e finì con un risveglio :
                                         Guardai in alto...


           gli occhi di lui si aprono: è mattino.
              In fine egli era quasi morto, nella selva che


                              tanto è amara che poco è più morte.

           74   Summa 1a 2ae 57, 4; 58, 3 e altrove; 1a 2ae 64, 3.
           75   Purg. XVI 75.
           76   2a 2ae 47, 1.
           77   2a 2ae 47, 9. Vi è portato come testo: Estote prudentes et vigilate in ora-
              tionibus.
           78   Inf. I 16.


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