Page 35 - Sotto il velame
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contra la costanzia de la ragione» . Ora la costanza della ragione
che è? Se incostanza, come insegna il buon frate Tommaso, per-
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tiene a imprudenza, costanza perterrà a prudenza . E se ciò fu di-
fetto di prudenza, non altro fu dunque se non manco di quel lume
che agli uomini è dato
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a bene ed a malizia ,
non altro fu se non manco di quel conoscimento, come definisce
S. Agostino , di ciò che è da appetire e di ciò che è da fuggire,
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non altro fu se non manco di quella virtù che illumina appunto l'a-
nima sensitiva, di quella virtù che consiglia l'anima semplicetta
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che sa nulla, quando non è più di pargolo .
Innata v'è la virtù che consiglia,
che dell'assenso de' tener la soglia.
Questo è il principio, là onde si piglia
ragion di meritare in voi, secondo
che buoni e rei amori accoglie e viglia.
E che questa virtù che consiglia, sia nella mente di Dante proprio
la prudenza e non, per esempio, più generalmente la ragione, ap-
prendiamo dallo stesso Dante che dice : «dalla prudenzia vengo-
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no i buoni consigli». Or dunque se ella è la prudenza, come è, e
se questa è il discernere tra ciò che è da appetire e ciò che da fug-
gire, e non fa ella se non accogliere e vigliare buoni e rei amori;
quando uno ne è detto mancare, non si dice di lui se non che ap-
petisca ciò che non è da appetire e che fugga ciò che non è da
62 V. N. 39.
63 Summa 2a 2ae 53, 5.
64 Purg. XVI 75 seg.
65 Aug. in Summa 2a 2ae 47, 1.
66 Purg. XVIII 12.
67 Conv. IV 27.
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