Page 349 - Sotto il velame
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Beatrice vuole che Dante 991
s'ausi
a dir la sete, sì che l'uom gli mesca;
e Dante, gusta un discorso, in cui è temprato «col dolce l'acerbo»,
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e ne prepara un altro che a molti può sapere «di forte agrume» .
L'eco del sitiunt è così distinta nella spera di Marte, come dell'e-
suriendo in quella del Sole. E l'oggetto sì di quella sete e sì di
quella fame, oggetto che è la giustizia, si vede chiaro nell'una e
nell'altra spera; chè là si parla di tali che fuggono o coartano la
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scrittura e di genti, che per dar retta a quelli, sono troppo sicure
nel giudicare. Si legga :
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Non sien le genti ancor troppo sicure
al giudicar, sì come quei che stima
le biade in campo pria che sien mature:
ch'io ho veduto tutto il verno prima
il prun mostrarsi rigido e feroce,
poscia portar la rosa in su la cima;
e legno vidi già dritto e veloce
correr lo mar per tutto suo cammino,
perire al fine all'entrar della foce.
Non creda donna Berta o ser Martino...
Come non istupire della coincidenza con tutto quel ricredersi del-
la cornice della gola? Ora il ricredersi è per il dono dell'intelletto,
che guida la ragione speculativa a rettamente giudicare. Ma nella
991 Par. XVII 11 seg.
992 Par. XVIII 3 seg. XVII 117.
993 Par. XII 126.
994 Par. XIII 130.
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