Page 348 - Sotto il velame
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di dolce e di dolcezza e di frutto e di «peculio ghiotto d'altra vi-
vanda» e di pecore «di latte vote», e di «agricola», di vigna, di ri-
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colta . E tre volte torna quel «s'impingua», con forse il ricordo
della pinguedine del «bue muto»; e, in fine, tutto si dichiara con
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l'espressione «amor della verace manna» , e col ricordo di Eva e
del suo palato, e col ragionare intorno alla incarnazione e alla ri-
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surrezione . Impossibile è negare che qui sia l'eco della beatitu-
dine di quelli che hanno fame, e l'ombra dei due alberi, uno di
vita, l'altro di scienza di bene e di male. E dietro il dottore di
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Aquino, rivestito della carne gloriosa e santa , apparisce lo spet-
tro di Ciacco, con la sua carne e sua figura ; sotto la pioggia e la
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grandine e tra i vermi, l'uno; e l'altro nel ciel del Sole. Non fu il
dono dell'intelletto che valse contro la bassa concupiscenza?
E come nel ciel del Sole è fame, sete è nel ciel di Marte. Si di-
rebbe che è data, codesta sete, «dall'affocato riso della stella», che
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era «più roggio che l'usato» . Cacciaguida invero afferma :
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il sacro amore, in che io veglio
con perpetua vista, e che m'asseta
di dolce desiar....
E Dio invero fu solo che li «allumò ed arse col caldo e con la
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luce» . E Dante solve un digiuno, che può essere di bevanda, e
sazio vuol essere d'un nome, come si può essere di acqua . E
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982 Par. X 50 seg. 88, 94 segg. 111, 89, 123, 66, 147, XI 25, 105, 124, 129,
139, XII 65, 71, 86, 118.
983 Purg. XII 84.
984 Purg. XIII 37, 39, 27, 84; XIV 43 segg.
985 Par. XIV 43 segg.
986 Inf. VI 98.
987 Par. XIV 86 seg.
988 Par. XV 64 segg.
989 ib. 76 seg.
990 ib. 49, 87.
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