Page 341 - Sotto il velame
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nodo che lo ritenne fuori del dolce stil nuovo; si giunge all'altro
albero, del bene e del male, e la gente prega verso lui, come bra-
mosi fantolini, e poi si parte «come ricreduta». Un inganno, dun-
que, ancor quivi; e tale che bene fa vedere il nesso tra la colpa
della gola e il dono dell'intelletto. Chè gli alberi sono due: quel
della vita e quel della scienza del bene e del male. Ad Eva il dia-
volo promise: Non morrete! E promise: Sarete come Iddio sapen-
do il bene e il male! Ed i primi parenti gustarono del pomo, il che
fu in sè una colpa della gola; e la morte entrò nel mondo, e una
grave ignoranza oscurò il prima limpido intelletto. Or il Poeta,
avanti il vizio della gola, ricorda sì il misero guadagno che fece la
natura umana da quel pomo, ossia la morte per la vita, e l'ignoran-
za per la conoscenza del bene e del male, e la sfrenata concupi-
scenza per la deità promessa; e sì ricorda lo spirito che ci fu dato,
contro quel difetto: lo spirito per il quale la ragione speculativa
può rettamente giudicare. E così il Poeta tratterà della risurrezio-
ne dei corpi, la quale sarà un nuovo tormento per quelli di cui
morì l'anima e una nuova gioia per quelli di cui l'anima, mercè
quel dono, visse del cibo degli angeli. E parlerà anche dello stato
intermedio dell'anima nel regno della pena e del premio, quando
non ha più il corpo della prima natività nè ancora quello della se-
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conda . E così Stazio, in questa cornice, risponderà al dubbio
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tutto speculativo di Dante :
Come si può far magro
là dove l'uopo di nutrir non tocca?
La quale quistione è il nesso che congiunge Ciacco al Dottore an-
gelico. E in questa cornice risplende la luna della prudenza.
Nella cornice della superbia è sottinteso il dono del timore, in
quella della invidia quello della pietà, in quella dell'accidia quello
949 Purg. XXIII 34 seg. 37 seg. 43 seg. 52 seg. 58, 83, 112, XXIV 49 segg. 55
segg. 103 segg.
950 Purg. XXV 20 seg.
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