Page 336 - Sotto il velame
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Affermiamo, senz'altro, che il dono della sapienza corrisponde al-
l'ultima beatitudine, e che fa che si veda la verità certissimamen-
te. Il che si conferma da ciò che S. Gregorio dice, che la sapienza
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«rifà la mente intorno alla speranza e certezza dell'eterne cose» :
ebbene Dante, appunto ai lussuriosi, a quelli che sono per monda-
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re il cuore e l'occhio attraverso le fiamme, dice :
O anime sicure
d'aver, quando che sia, di pace stato:
nel che è da notare (sottilmente!) il sottile accorgimento del
Poeta, che, pur avendo tolta di posto la beatitudine dei pacifici, ne
fa pur menzione nel luogo dove gli altri la pongono . Con que-
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sto filo a condurci, supponiamo che Dante abbia posta, per vedere
la verità, oltre la sapienza, quella che a lei trovava congiunta nel
Dottore: la scienza. La sapienza si rivolge alla ragione speculati-
va, la scienza alla ragione pratica. Inoltre abbiamo, nello sdoppia-
mento della beatitudine dei sizienti ed esurienti, un indizio chia-
rissimo, che Dante riconosce in due doni l'aiuto a rettamente giu-
dicare. Quali sono essi? Direi: quelli che il dottore pone insieme,
come aiuti a intendere la verità: dunque, consiglio e intelletto; il
consiglio, volgendosi alla ragion pratica, e l'intelletto, alla ragione
speculativa.
Il supposto, ecco, si colorisce alla luce. La scienza è il dono o
lo spirito che conduce la ragion pratica a veder la verità. Corri-
sponde alla beatitudine dei pacifici; quindi è il dono contro la
passione dell'ira. Questo deve riscontrarsi in Dante, se il rapporto
è vero. Sì: tra il fumo che acceca, e che, come è in relazione col
fuoco infernale della violenza o bestialità o ira, così è in relazione
927 Summa 1a 2ae 68, 6.
928 Purg. XXVI 53 seg.
929 Hugo de S. V. De quinque septenis IV: Spiritus... sopita concupiscentia in-
tus pacem creet etc.
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