Page 332 - Sotto il velame
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doni . Infine in ogni cornice vi è, di carità opposta al vizio, un
esempio tratto dalla dolce storia di Maria.
Donde ciò? Da questo che Maria è come il simbolo del purga-
torio, perchè ella ebbe duplice «purgazione» dallo Spirito, avanti
e mediante la concezione dell'uomo Dio; ch'ella fu «mondata»
dall'infezione del fomite, sì che a lei si riferiscono le parole del
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Cantico: Tutta bella sei, amica mia, e «macchia» non è in te . Or
poichè questa sua purgazione e mondizia è opera dello Spirito,
dacchè ella è «quell'unica sposa dello Spirito santo» ; si ha da
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credere che in essa valessero questi doni o spiriti o virtù; e che
Dante, come vide il primo fatto, così asserisce il secondo. Tanto
più che i doni sono tra loro connessi nella carità, come quelli che
sono alcuni abiti che perfezionano l'uomo a ciò che prontamente
segga l'istinto dello S. S.: e «lo S. S. abita in noi mediante la cari-
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tà» . Ora chi dice Maria, dice carità :
Qui sei a noi meridiana face
di caritate:
come esclama Bernardo nel paradiso.
Ma più certo indizio del pensiero di Dante è nel Convivio.
«Sono alcuni di tali opinioni, che dicono, se tutte le precedenti
virtù (le undici di Aristotele, che Dante nella Comedia lascia da
parte per le quattro cardinali) s'accordassero sopra la produzione
d'una anima nella loro ottima disposizione, che tanto discendereb-
be in quella della Deità, che quasi sarebbe un altro Iddio incarna-
to: questo è quasi tutto ciò che per via naturale dicere si può. Per
via teologica si può dire, che poichè la somma Deità, cioè Iddio,
vede apparecchiata la sua creatura a ricevere del suo beneficio,
913 Purg. XXIX 50.
914 Summa 3a 27, 3.
915 Purg. XX 97 seg.
916 Summa 1a 2ae 69, 1, 3, 4 e 5.
917 Par. XXXIII, 10 seg.
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