Page 330 - Sotto il velame
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dopo l'invidia;  Beati pacifici  che son senz'ira mala, dopo l'ira;
           Qui lugent... beati, dopo l'accidia; Quei ch'hanno giustizia a lor
           disiro... beati, cioè beati quelli che sitiunt giustizia, dopo l'avari-
           zia; Beati... quelli che  esuriunt  quanto è giusto, dopo la gola;
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           Beati mundo corde, dopo la lussuria .
              Sottinteso è sempre il premio, che è nell'Evangelista, in varie
           guise; e specialmente quello che si propone nella prima e nell'ulti-
           ma: Beati i poveri in ispirito, chè di essi è il regno dei cieli; beati
           quelli dal cuore puro, chè essi Dio vedranno. Per Dante sono pro-
           nunziate tali divine parole; e Dante andrà nel regno de' cieli e ve-
           drà Dio, così come qualunque altra di quell'anime penitenti via
           via. Il peccato si cancella e suona l'annunzio. Ora noi dobbiamo
           aspettarci (senz'essere così indiscreti da pretendere: Dante farà
           quel che crede!), noi peraltro dobbiamo aspettarci di trovare nel
           paradiso di codesti poveri in ispirito e misericordiosi e vai dicen-
           do. Ma, prima di tutto: codeste beatitudini non sono propriamente
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           quelle di Matteo e tutte quelle di Matteo . Nel suo Vangelo,
           dopo i poveri sono i miti che possederanno la terra; e nella Com-
           media non sono. Di più, Dante fa due beatitudini d'una che è sem-
           plice: Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, che saranno
           sazi; di più, il Vangelo ha: Beati quelli che soffrono persecuzione
           per la giustizia; e Dante questi non li ha. Di più, l'ordine è diver-
           so. Quello di Matteo è questo: poveri, miti, piangenti, famelici e
           assetati, misericordi, mundicordi, pacifici, perseguitati. Quello di
           Dante abbiamo veduto che finisce coi mundicordi. E di ciò si
           vede la ragione. Quella beatitudine si conclude con le parole: che
           Dio vedranno. Orbene: la mondizia del cuore è «l'effetto della
           vita attiva che dispone alla vita contemplativa»: questo effetto è
           che «la mente non sia macchiata di passioni» . «La mondizia
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           dell'occhio dispone a veder chiaro; perciò ai mundicordi è pro-
           907   Purg. XII 110, XV 38, XVII 68 seg., XIX 50, XXII 4 segg., XXIV 151
              segg., XXVII 8.
           908   Ev. sec. Matth. V.
           909   Summa 1a 2ae 69 3.


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