Page 329 - Sotto il velame
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E chi...
spera eccellenza.
Come il contrappasso non persuade ognuno che invidia fu la col-
pa di quei peccatori che più o meno odiano questa fama e non
sperano più grazia nel mondo; e superbia quella di quelli altri che
tengono il viso basso e non vogliono essere veduti nè riconosciuti
nè nominati?
X.
Torniamo all'«altro viaggio». Dante vede la espiazione di sette
peccati nell'inferno e la purgazione dei medesimi sette nel purga-
torio. Nell'inferno la ferita fu mortale; nel purgatorio si ricuce la
piaga che mortale non fu.
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Nelle cornici non troviamo peccatori, che fossero di malizia ;
non troviamo traditori pentiti tra i superbi, e frodolenti pentiti tra
gl'invidi, e violenti tra gl'iracondi. Insomma nelle tre più basse
cornici si purgano la superbia, la invidia e l'ira, senz'atto d'ingiu-
ria, il qual atto sarebbe tradimento, frode e violenza. Come mai?
Dante forse ebbe la mente a un passo d'Isaia: Non noceranno e
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non uccideranno in tutto il monte santo mio . Dante praticamen-
te non ci ha mostrato nelle tre cornici alcuno che abbia veramente
nociuto: teoricamente non ha esclusi costoro, poichè dall'antipur-
gatorio saliranno, quando che sia, al vero purgatorio alcuni, che
nocquero sì e uccisero. Ma procediamo.
In ognuna delle sette cornici il viatore sente cantare una beati-
tudine. La voce delle beatitudini suona nell'uscir dalle cornici,
così: Beati pauperes spiritu, dopo la superbia; Beati misericordes,
905 Vedi più su a pag. 324 segg.
906 Is. in Summa 1a 2ae 68, 6.
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