Page 328 - Sotto il velame
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so : «Molti di Israele consentirono a lui (ad Antioco) e sacrifica-
rono agl'idoli e macchiarono il Sabato». Si tratta d'un passaggio al
nemico e d'una diserzione da Dio, che si assommano nella viola-
zione del Sabato.
A ogni modo è chiaro che il tradimento è in Dante la violazio-
ne d'una fede speciale verso il prossimo, che è nel tempo stesso
un'apostasia dalla fede in Dio: superbia, dunque. Per essa si va
volgendo il viso da Dio e arretrando col passo per una via torta,
con gli occhi levati contro Dio, nella speranza dell'eccellenza, e
spinti dall'amore del male del prossimo. Se non si ha quella spe-
ranza, ci si ferma a mezza via; si resta all'invidia: con quella spe-
ranza si sdrucciola sin dove, invece d'un sasso sulla cervice, si
hanno addosso tutti i pesi del mondo; perchè si finisce col trapas-
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sare il segno ultimo della nostra soggezione a Dio ; si finisce col
levarsi di torno quel tenue velo, che vuole il minimo sforzo no-
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stro, anzi nessuno sforzo, per istarci sotto ; si finisce col non ve-
dere, mediante l'intelletto che Dio ci diede, la cosa più evidente:
che da lui l'abbiamo, lo intelletto .
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Ma ogni ragionamento è superfluo quando si consideri che in
Malebolge e nella Ghiaccia è vergogna e orror della fama, in di-
versa misura; più in questa che in quelle; e della Ghiaccia più nel-
la seconda e nelle altre successive circuizioni, che nella prima.
Ora l'invidia è definita:
E chi podere, grazia, onore e fama
teme di perder...
e la superbia:
901 ib. 1.
902 Par. XXVI. 117. In Summa 2a 2ae 106, 2 è spiegato che il primo peccato
dell'uomo non fu disobbedienza secondo ch'ella è speziale peccato, ma su-
perbia per la quale l'uomo si indusse a disobbedire. E così tutti ragionano.
903 Purg. XXIX 25 segg.
904 Par. XIX 46 seg.
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