Page 321 - Sotto il velame
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macchia, ciò che l'altra.
              Tanto più, che la frode e il tradimento sono il sesto e il settimo
           dei peccati d'inferno, come l'invidia e la superbia sono il sesto e il
           settimo dei peccati di purgatorio. Tanto più che la frode e il tradi-
           mento hanno, per la loro somiglianza, lo stesso diavolo per sim-
           bolo; ma per il loro divario, la prima il diavolo nella forma che
           assunse nella sua invidia verso il genere umano, il secondo il dia-
           volo nella sua propria forma di superbo contro Dio.
              Ma c'è altro. La superbia è contro Dio e a Dio direttamente
           s'oppone ed è l'apostatare da lui e il non volersi a lui sottomettere
           e lo alzar le ciglia contro il sommo bene e il torcere il viso dal
           bene immutabile. Si dovrebbe dubitare di ciò che superbia fosse
           la superbia del Purgatorio, più che di ciò che superbia sia il tradi-
           mento dell'inferno. Ora si avrebbe torto a dubitare del primo pun-
           to; nè solo perchè espressamente il Poeta dice che è superbia, ma
           perchè la sua definizione non contraddice al concetto di superbia
           quale è presso tutti i padri e dottori e catechisti. La definizione di
           Virgilio ha di mira la macchia, ripeto, dell'appetito: la qual mac-
           chia è amor del male del prossimo, ossia cupidità, complicato con
           una speranza di eccellenza. La cupidità si liqua in volontà ingiu-
           sta. Si liquò nei peccatori del purgatorio? O sì o no, la reità del
           volere, la reità d'ingiustizia, è cancellata: o non ci fu o non c'è più.
           Ma o c'era o poteva ingenerarvisi. E allora? I passi del superbo
           sono, dice Dante, ritrosi; la via torta; malo il sentiero. Egli si ri-
           trae, cioè, dal bene, da Dio. Così il superbo, specialmente; ma con
           lui anche l'invido e l'irato. L'accidioso è tristo, infastidito, disani-
           mato: anch'esso sta per voltarsi. Ma per la via torta come cammi-
           na il superbo? qual differenza è tra lui e gli altri che vanno per il
           medesimo mal sentiero? Dante li dichiara, una volta, infermi del-
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           la vista della mente . Essi, mal vedendo, credono che lo arretrare
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           sia un avanzare. Un'altra volta esclama :

           883   Purg. X 122.
           884   Purg. XII 70 segg.


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