Page 316 - Sotto il velame
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è opportuno richiamare l'occhio dell'invido «che pure a terra
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mira» ? Questo serpente dalla faccia di uom giusto commise tut-
ti dieci i peccati di Malebolge, essendo l'invidia. È quei dieci pec-
cati ed è l'invidia. E facile sarebbe trovarli tutti e dieci, in quella
tentazione; ma si rischierebbe di prestare a Dante: noi poverelli al
signor dell'altissimo canto. Appaghiamoci di ciò che è manifesto
della intenzione sua. Egli cominciando la visita e l'esposizione dei
peccati dalla bolgia dei seduttori e da quella dei lusingatori, di-
mostra che ha in mente il serpe che andò alla donna e la lusingò e
sedusse. Facendo, delle dieci, principale la sesta bolgia, dimostra
che ricorda il diavolo che mentisce e copre il suo malvolere e fa
vedere la faccia d'uom giusto; il diavolo di cui l'ipocrisia fu il pri-
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mo strumento . Con la trasformazione dei ladri in serpenti, di-
mostra d'aver di mira quel primo ladrone che si mutò in serpente,
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e rubò per mano d'Eva il pomo. Rubò: così Dante s'esprime :
la pianta
ch'è or due volte dirubata quivi.
Qualunque ruba quella o quella schianta
con bestemmia di fatto offende Dio...
Per la prima volta la pianta fu derubata da Adamo, ossia dal dia-
volo che lo consigliò. E quando il Poeta nascose nel fuoco i con-
siglieri del male, ricordò certo il primo consigliere del male, che
vive nella Geenna. E del resto questo medesimo adulterò le cose
di Dio, fece del no ita, rese Dio e l'uomo in sè rubelli, falsificò sè
872 Purg. XIV 150. Cfr. D. Bern. Hac. peste (invidia) nullus moritur nisi qui
terrena haec appetit. In die pur. Sermo.
873 Vedi più su D. Bern. de int. dom. 61: Mentre è cattiva ogni invidia, pessi-
ma è tuttavia la specie di questo male, che esercita le sue ingiurie sotto
aspetto di santità.
874 Purg. XXXIII 56 segg. La bestemmia di fatto richiama la bestemmia di
Vanni Fucci, col core e di fatto, e quella di Capaneo, col core. Quello è la-
dro, questo è folle.
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