Page 315 - Sotto il velame
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peccatori diretti contro Dio; mentre nella Caina il peccato non è
contro il principio generale ma contro il principio particolare del-
l'essere. E tuttavia nella Caina c'è la minaccia, il rischio, il timore
di quel santo calcio.
Nella terza circuizione la presenza morale di Giuda è ancor più
evidente. Quelli che tradirono a mensa, hanno subito dopo il tra-
dimento il corpo invaso da un diavolo; a somiglianza di Giuda nel
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quale, dopo che Gesù gli porse il pane intinto, entrò Satana .
Sono dunque più che mai apostati e perciò superbi questi peccato-
ri. Ma Dante non si è contentato di darcene questi chiari indizi, e
ce ne ha offerto un altro chiarissimo. Chè, interpretando forse a
modo suo questo entrar di Satana, egli fa che nel tempo stesso l'a-
nima del peccatore rovini nella cisterna dell'abisso, come Lucife-
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ro stesso dopo il suo peccato di superbia . «Egli non fece nulla,
non operò nulla, solamente pensò la superbia; e in un momento,
in un batter d'occhio, fu irreparabilmente precipitato». Nella ci-
sterna rovina il peccatore di Dante; nel lago il Lucifero di Isaia.
Superbi tutti e due .
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Nella ghiaccia Lucifero e i giganti da una parte, e dall'altra
Giuda affermano il concetto di aversione, di apostasia, di super-
bia. In Malebolge la sozza immagine di frode riassume il concetto
d'invidia. Anche i dieci passi che fanno Virgilio e Dante verso la
bestia malvagia, mostrano ch'ella comprende le dieci bolgie e i
dieci peccati, cominciando, per un rispetto, dai seduttori, e, per un
altro, dagli ipocriti. Invero Gerione è il serpente, in cui si mutò il
diavolo per tentar Eva: onde il serpente fu poi maledetto da Dio 870
«Sopra il tuo petto camminerai, e mangerai terra tutti i giorni
della tua vita». Non è opportuno qui ricordar quella che fu dipar-
tita dall'invidia? la lupa che ciba terra, come non il veltro ? Non
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867 Ev. sec. Ioan. XIII: et post buccellam introivit in eum Satanas.
868 D. Bern. de adv. Dom. Sermo I.
869 Vedi Minerva Oscura XIV 40 segg.
870 Gen. III.
871 Vedi più su «Le tre fiere III» p. 121.
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