Page 319 - Sotto il velame
P. 319

quale non è mai contro sè e contro Dio. La volontà, sì, può essere;
           ed è invero in tutti i peccatori dell'inferno, contro sè, chè si dan-
           narono, e contro Dio, perchè sono da lui ritorti; ma più in questi
           ultimi, che offesero più Dio; più in questi di Dite; e tra loro, più
           in quelli dei due ultimi cerchietti, in cui non fu sopraffazione al-
           cuna dell'appetito, ma volontà illuminata dall'intelletto; e tra co-
           storo più in quelli dell'ultimo, in cui l'intelletto più peccò.
              Vediamo, invero. Ai due terzetti sopra citati si pongano vicini
                     880
           questi altri :

                              La frode, ond'ogni coscienza è morsa,
                              può l'uomo usare in colui che 'n lui fida,
                              e in quello che fidanza non imborsa.

                              Questo modo di retro par che uccida
                              pur lo vinco d'amor che fa natura...

                              Per l'altro modo quell'amor s'oblia
                              che fa natura, e quel ch'è poi aggiunto
                              di che la fede spezial si cria.

              Ricordiamo, prima di tutto, che la prima coppia di peccati è di
           amor del male, e la seconda è di malizia; e che ambedue sono
           unite a un terzo: ira e violenza, cioè ira questa e quella. Osservia-
           mo, poi, la somiglianza delle due coppie di definizioni in questo,
           che in ogni coppia l'un peccato assomiglia all'altro. Cioè, si ha
           una proporzione: la superbia sta alla invidia, come la frode in chi
           si fida sta a quella in chi non si fida. Invero, là il superbo vuole il
           suo vicino messo in basso di sua grandezza, e l'invido vuole che
           altri non sormonti. Tanto il superbo che l'invido, vogliono che il
           vicino o altri venga giù o non vada su. Qual divario è tra l'uno e
           l'altro? Questo solo: che il superbo vede il vicino sopra sè e l'invi-
           do a pari di sè o, poniamo, sotto sè. Il primo vuole che l'altro

           880   Inf. XI 52 segg.


                                         319
   314   315   316   317   318   319   320   321   322   323   324