Page 317 - Sotto il velame
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in altrui forma; e sopra tutto fu falso profeta e malo indovino,
           quando disse: «Non morrete, no: sarete come Iddii, sapendo il
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           bene e il male»; e ciò quando la sua invidia  portava nel mondo
           la morte, e quando faceva cadere l'uomo in quello stato di servag-
           gio e di oscurità, per cui non doveva discernere più il bene dal
           male, fin che non venne il Redentore.
              Ora come Lucifero è simbolo della superbia, anzi è la superbia
           stessa, peccato generale e speciale, apostasia in genere e in ispe-
           cie; così Gerione è simbolo della invidia e comprende tutte le die-
           ci manifestazioni di frode, che sono in Malebolge; di frode che si
           potrà così ragionevolmente chiamare invidia, come invidia è essa
           imagine di frode. Ma come nella Ghiaccia è un peccatore umano,
           Giuda, oltre che un peccatore diabolico, Lucifero, a esprimere il
           medesimo pensiero di apostasia generale e speciale, ossia di su-
           perbia; abbiamo anche in Malebolge un peccatore, istessamente
           umano e istessamente espressivo? Pare: Caifas, il crocifisso in
           terra. Già, è crocifisso, e così bene esprime l'invidia che mira a
           terra, e viene ad assomigliarsi al Perverso costretto da tutti i pesi
           del mondo. Ed è poi in così vil condizione, perchè 876


                              consigliò i Farisei che convenia
                              porre un uom per lo popolo ai martiri.


           Per quanto pravo consigliere, non è tra i pravi consiglieri, ma tra
           quelli che sotto l'aspetto di santità mascherano la loro invidia.
           Chè invidia era. Lo dice la parola: un uomo. L'invidia del primo
           superbo fu cagione di tutti i mali al genere umano. La superbia
           sua fu contro Dio, l'invidia contro gli uomini. E così l'invidia è
           verso i pari, come la superbia verso i superiori. Il che dichiara


           875   Concetto comunissimo. Per es. D. Bern. in die purif. Dopo la conversione
              niente più in noi possa l'invidia,  per la quale la morte entrò nel mondo
              (Sap. II): chè il diavolo invidia all'uomo l'ascensione al luogo donde egli
              precipitò; e per questo lo tentò e lo uccise nell'anima.
           876   Inf. XXIII 116 seg.


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