Page 29 - Sotto il velame
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della ragione, pur senza darsi a tutto il male e a tutto il brutto che
è nel mondo; morto si può dire, come da lui si ricava, «chi non ra-
giona il cammino che far dee»; «colui che non si fe discepolo,
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che non segue il maestro» . Ora qual maestro Dante non aveva
tralasciato di seguire! e appunto quando più o meglio poteva am-
maestrarlo! Perciò, era quasi morto.
IV.
Dante, come abbiamo veduto, era colpevole, nel cospetto di
Beatrice, di cosa che sarebbe stata scusabile con l'età adolescente,
se egli già non avesse avuto barba, e non fosse stato
nel mezzo del cammin di nostra vita.
Nel mezzo del cammino era quando si ritrovò nella selva, e nem-
meno quando entrò nella selva era proprio adolescente; pure e
Beatrice rimproverando ed esso ripetendo parlano, per ciò almeno
che si riferisce all'error nella selva, di blande dilettazioni proprie
dell'adolescenza, di oblìo proprio del tempo in cui l'anima intende
al crescere e all'abbellire del corpo, d'inganni dell'anima che an-
cora semplicetta corre dietro al bene che assaporò. Perchè, do-
mandiamo ora, l'anima per queste dilettazioni, per questo oblìo,
per questi inganni viene a trovarsi in una selva oscura? perchè
oscura, codesta selva? Perchè, risponde Dante stesso nel Convi-
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vio , «infino a quel tempo (al venticinquesimo anno)... non puote
perfettamente la razional parte discernere». Come nella valle d'a-
bisso, perchè era oscura, profonda e nebulosa, Dante, per guarda-
re che facesse, «non vi discerneva» nulla , così poco o nulla egli
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discerneva nella selva, perchè era oscura, selvaggia e aspra e for-
43 Conv. IV 7.
44 Conv. IV 24.
45 Inf. IV 10.
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