Page 287 - Sotto il velame
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se; onde per tale somiglianza di ladro ad eroe, a Dante viene in
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mente Capaneo e la sua superbia :
per tutti i cerchi dell'inferno oscuri
spirto non vidi in Dio tanto superbo,
non quel che cadde a Tebe giù dai muri.
Ma la somiglianza è apparente. Ahimè, che speranza d'eccellenza
è questa del ladro! di essere creduto «bestia»! È una favilluzza
questa sua superbia, che subito si spenge, sì che egli fugge via su-
bito : non è il suo peccato. E non sarebbe il suo peccato, nem-
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meno se assomigliasse veramente a quello dell'eroe che assise
Tebe. Una favilla: come Ciacco dice, oltre la superbia, anche l'in-
vidia e l'avarizia :
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Superbia, invidia ed avarizia sono
le tre faville ch'hanno i cuori accesi.
E qual fiamma ne è sorta? Violenza, frode e tradimento: la mali-
zia o l'ingiustizia, per dirla in una parola; chè questa parola
echeggia in quel contrapposto :
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giusti son due, ma non vi sono intesi.
E con ciò non si dice che Ciacco abbia fatto tradimento uguale a
superbia, frode a invidia. Dove sarebbe la violenza, che pure è
detta dominare in Firenze ?
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Dopo lunga tenzone
772 Inf. XXIV 132, XXV 1 segg. 14 segg.
773 Inf. XXV 16.
774 Inf. VI 74 seg.
775 Inf. VI 73.
776 ib. 64 seg.
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