Page 285 - Sotto il velame
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sti primi motivi che dànno il nome ai peccati. Ciò tanto è vero che
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le teste del «dificio santo» , le teste che sono certo i peccati ca-
pitali, e sono non solo sette com'essi, ma distinte in quattro e tre,
come i peccati capitali, cioè quattro carnali e tre spirituali, quattro
d'incontinenza e tre di malizia; quelle teste hanno un corno e due
corni, uno le quattro e due le tre; e i corni, unici e duplici, indica-
no, senza dubbio, la composizione elementare dei peccati che elle
significano; e i peccati sono certo mortali, eppure sono indicati,
come i veniali del purgatorio, per quell'unico «desire» che è il pri-
mo movente dei primi quattro, e per quel «desire» con speranza o
tristizia o adontamento dei secondi tre. E la spiegazione è, ripeto,
senza alcun dubbio. Nel purgatorio il poeta distingue i sette pec-
cati in due gruppi di quattro e tre, secondo che sono contro il pro-
prio corpo o anche contro gli altri; secondo che hanno troppo o
troppo poco amor del bene ovvero hanno un malo obbietto; sic-
chè in più i tre hanno questo torcimento al male, che è appunto
quella speranza d'eccellenza, quel timore di perdere il proprio po-
dere e onore, quell'adontamento per l'ingiuria ricevuta. E quindi
dividendoli, secondo che sono contro sè o contro il prossimo, noi
dobbiamo vedere perchè quelli hanno un corno e questi due. Or
chi direbbe che questo medesimo simboleggiare non dovesse va-
lere anche per peccati da inferno? Tutta la malizia e l'ingiustizia è
fatta dal Poeta, che segue S. Agostino, uguale a cupidità; ma cu-
pidità non è che una tendenza dell'anima sensitiva: è il seme, non
la pianta; pure col nome del seme si può indicare la pianta. Or
Dante, più per la sua finzione di essere un discepolo che via via si
scaltrisce, di quel che per vana pompa, con questi suoi modi di
chiamar la pianta per il seme, ci ha tratti lungamente in inganno:
come con quella parola «ira», che è passione, e buona e mala, ed
è peccato. Lo stesso è di quest'altra parola «avarizia» che è pas-
sione, significando «desire» di ricchezza o di bene materiale, e
valendo anche peccato speciale. Così quando dice al papa che
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