Page 279 - Sotto il velame
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re stato reo come quei bruni ad ogni conoscenza dell'inferno, si-
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           mili che sono agl'ignavi; chè dice :

                                  avarizia spense a ciascun bene
                              lo nostro amore, onde operar perdèsi.

           Eppure possiamo noi proprio dire che questi del purgatorio mon-
           dino peccati d'incontinenza? Sì d'incontinenza; ma mondano, non
           espiano; mondano la macchia lasciata da quei peccati. E quale è
           questa macchia? È l'amore che s'abbandona troppo. Chè l'amore
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           si piange per quei tre cerchi . E così il lento amore nella quarta
           cornice; e così, sotto a quelle, il triforme amore che erra per malo
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           obbietto .
              Ora l'amore è il piegar dell'animo, il quale così «entra in desi-
           re» e non ha quiete se non nella gioia del possesso. Nel purgatorio
           si sconta dunque quel primissimo moto, che erra; quel desire che
           è troppo forte o troppo fievole; non la gioia in cui s'acqueta. Que-
           sta gioia fu ripudiata dai peccatori prima di morire.


                              Vidi che lì non si quetava il core,

           esclamava l'avaro pentito. Invero tutte «converse» sono queste
           anime: dal bene che non è bene, a cui volgersi è ritorcersi da Dio,
           si conversero al bene immutabile; e dalla tepidezza messa in ben
           fare passarono ad acuto fervore.
              Quell'amore è dunque la macchia; ma, s'intende, di quando è
           divenuto desiderio, prima di essersi fatto gioia. Il solo «piegare» è
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           «natura» . Quella «prima voglia» non è nè lodevole nè biasime-
           vole .
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           752   Purg. XIX 121 seg.
           753   Purg. XVII 137.
           754   ib. 130 segg. 124 seg.
           755   Purg. XVIII 26.
           756   ib. 59 seg.


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