Page 273 - Sotto il velame
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da sè fece le caverne di macerie, da sè scavò il duro sasso. Il che
torna a dire, che ogni uomo può salvarsi scendendo col Redentore
e col Redentore risalendo; ma che a ben pochi è dato vedere quel-
lo che al veggente di Patmo e all'Apostolo delle genti e a Dante; e
a ben pochi ripetere le parole del mistero, come non a Paolo e sì a
Dante.
Poichè egli «abitando nella fossa sotterranea aveva tanto pro-
fittato nel sanare l'occhio interiore che a faccia aperta potè con-
templare la gloria di Dio; e solo allora potè, quello che vide, par-
lare fiducialiter, piacente e di voce e di aspetto».
Fiducialiter, cioè rimossa ogni menzogna. Piacente di voce,
sebbene ella sia per essere molesta nel primo gusto; e piacente di
faccia, perchè non poco onore a lui verrà da quel vento che per-
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cuote le cime, da quel vento che è il suo grido .
II.
Il corto andare è il cammino della vita attiva o del mondo; l'al-
tro viaggio è quello della vita contemplativa o di Deo. Virgilio
guiderà Dante in questo viaggio dal passo della selva, cioè dell'A-
cheronte, al Letè: lo guiderà per l'oltremondo dell'espiazione e per
quello della purgazione. Nel primo, Dante morrà di tre morti; alla
tenebra, alla concupiscenza o alla carne, e al veleno o alla mali-
zia. Questa divisione è nel secondo? Nel primo, Dante contem-
plerà gli effetti divini di tre disposizioni, di peccato attuale; del-
Dante venne da questi sermoni è manifesta. Dopo la ghiaccia e Lucifero
trova Dante il foro di Letè. San Bernardo dice che il foro nella pietra è rifu-
gio per i più gravi peccati. Peccavi peccatum grande, turbatur conscientia,
sed non perturbabitur, quoniam vulnerum Domini recordabor. Quid tam,
ad mortem quod non Christi morte salvetur? E parla di Caino. Ora Dante
quando si mette nella natural burella ha veduto i peggiori peccati, e ha pas-
sato non solo la Caina ma la Giudecca.
729 Par. XVII 124 e seg.
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