Page 269 - Sotto il velame
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si bevono, per abitare nella sapienza e meditare nella giustizia;
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acque dolci di «devozione» per irrigare le piante novelle , acque
di «emulazione» fervide per cuocere gli affetti nostri; dolci quelle
per amare la giustizia, bollenti queste per odiar l'iniquità. Che tut-
ti questi concetti Dante assommi nello Eunoè, vedesi dal fatto che
a Eunoè beve, che il bere è dolce e ravviva le virtù, e più da ciò
che colui che beve ritorna dall'onda come se fosse stato irriga-
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to :
come piante novelle
rinnovellate di novella fronda.
Il fiume di lagrime deriva da una fessura del gran veglio. Il
Letè va al centro della terra, per una buca «ch'egli ha roso». Per
questa buca Dante e Virgilio escono dalla tomba del peccato «a
riveder le stelle» . La fessura della statua e il foro del sasso han-
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no relazione tra loro, come l'Acheronte e il Letè. In verità v'hanno
i fori nella pietra, che s'interpretano per le piaghe del Cristo: chè
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pietra è il Cristo . Sono buoni fori, quelli, che ci dànno la fede
della risurrezione. Da quei fori sgorga la misericordia: per quelle
fessure (rimas) possiamo suggere il miel dalla pietra e l'olio dal
sasso durissimo. Di più, il Cristo ci introdusse «in sancta» per
quei fori aperti. Per il foro di Letè, sale Dante a' piedi del santo
monte, dove è il veglio solo, fregiato di lume dai raggi delle quat-
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tro luci sante . Dante entra nella tomba con la morte del Salvato-
re; risorge per la buca della pietra, che dà la fede della risurrezio-
718 Tertius aquarum usus est irrigatio, quam profecto maxime necessariam
habent novellae plantationes. Bern. l. c.
719 Purg. XXXIII 148 seg.
720 Inf. XXXIV 127 seg.
721 D. Bern. Super cantica Sermo 61. Alius hunc locum (columba mea in fora-
minibus petrae) ita esposuit, foramina petrae vulnera Christi interpretans.
Recte omnino, nam petra Christus. Bona foramina, quae fidem astruunt re-
surrectionis et Christi divinitatis.
722 Purg. I 31 segg.
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