Page 270 - Sotto il velame
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ne. Ma Bernardo oltre le «sancta», ricorda le «sancta sancto-
           rum»; come oltre il Purgatorio e il Paradiso terrestre, c'è il Paradi-
           so celeste. Chi entra nel santo, vede solo le spalle del Signore;
           solo chi meritò di entrare in sancta sanctorum, vedrà la faccia di
           lui, stante, cioè la chiarità dell'incommutabile. E così il pensiero
           di Dante si riscontra con quello del contemplante, in ciò che Dan-
           te entrando dalla porta rotta dell'Inferno e passando l'Acheronte,
           cioè la raffigurazione mistica di quel foro nel sasso e di quel fiu-
           micello, entra in sancta e vede le spalle del Signore; e salendo poi
           per il foro e passando il Letè vede del Signore il viso e la chiarità.
           Dante invero, di cerchio in cerchio scendendo per l'inferno oscu-
           ro, va verso Dio; ma Dio dai demoni e dai dannati ha torta la fac-
           cia; sì che egli ne vede le spalle; e poi salendo di cornice in corni-
           ce per il santo monte, ha la faccia conversa, dove è conversa quel-
           la dei penitenti: a Dio; e poi a Dio con Beatrice ascenderà.
              Ma che è questo entrare nel foro della pietra? questo entrare
           nel santo, e nel santo dei santi? È «contemplare». E S. Bernardo
           distingue due gradi di contemplazione, meno e più intensa e soa-
           ve: l'una intorno allo stato e felicità e gloria della città superna; in
           qual atto o quiete sia occupata quella grande moltitudine di cele-
           sti; l'altra intorno alla maestà, eternità, divinità del re stesso. La
           prima è significata nelle «caverne di macerie», la seconda nella
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           «pietra» .
              Le caverne di macerie? Ecco. S. Bernardo dà l'essenza mistica
           di quel versetto del cantico: «La mia colomba nei fori della pietra,
           nelle caverne di macerie: mostrami la tua faccia, suoni la tua voce
           nelle mie orecchie». I fori della pietra sono dunque le piaghe del
           Salvatore. L'anima deve nelle piaghe del Salvatore fissarsi con
           tutta devozione, e con assidua meditazione restare in quelle. Le
           caverne di macerie sono i luoghi degli angeli che per la superbia
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           caddero, lasciati quasi vuoti da loro : «le quali hanno a essere

           723   D. Bern. Sup. Cant. S. 61.
           724   Id. ib. 62.


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