Page 267 - Sotto il velame
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Ma il Salvatore ebbe quattro ferite, due ai piedi e due alle
mani, da vivo; e una quinta al costato, da morto. Quest'ultima si
dice: «fonte di vita». In sè Gesù morto, nella sua morte Gesù aprì
a noi la fonte di vita. Abbiamo già detto come la fessura del gran
veglio, onde sgorgano le lagrime che fanno Acheronte, figurando
il peccato originale, raffigura anche virtualmente l'espiazione di
quello assunta dal Cristo in sè. È ovvio dunque pensare e credere
che quella fessura donde sgorgano quattro fiumi, quella vulnera-
tio che si esplica in quattro ferite, raffiguri ancora la grande ferita
al costato di Gesù morto, ferita donde sgorgò la fonte di vita, e le
altre quattro ai piedi e alle mani di Gesù vivo, donde sgorgarono
altre quattro fonti. Or noi vediamo chiaramente il pensiero di
Dante. La fessura del gran veglio è anche la ferita al costato, di
Gesù. La natura umana fu assunta dal Dio: quindi in esso ella
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ebbe quella ferita ed esso in quella . L'apriva, quella ferita, Ada-
mo, peccando. E ne sgorgano quattro fiumi, dei quali il primo è
per il peccato originale e gli altri tre per le tre disposizioni male.
Dante voleva metter d'accordo Aristotele con questi concepi-
menti mistici di Beda e di Bernardo. E tuttavia cinque fonti an-
ch'esso riconosce, perchè quando Virgilio gli ha parlato dei quat-
tro fiumi, esce a chiedere: E Letè? Letè egli fa derivare dal Para-
diso terrestre e scendere giù giù sino al centro della terra a incon-
trare la foce dell'altro che scende da Creta. E Letè è misticamente
l'Acheronte stesso, e nel tempo stesso è la quinta delle perenni
fontane.
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S. Bernardo riconosce nella ferita al costato l'origine del fon-
te di vita, e nelle altre quattro i fonti di misericordia, di sapienza,
di grazia e di carità. Dante nel Letè, per così dire, di Creta, ossia
nel fiume di lagrime che deriva dalla fessura del veglio, ha rico-
nosciuta la salvazione dal peccato, prima nella sua forma unica di
715 Vedi a pag. 199. Conf. Par. VII 85; Vostra natura, quando peccò tota etc.
Par. XIII 86.
716 l. c.
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