Page 268 - Sotto il velame
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peccato originale che tutti i peccati virtualmente comprende, poi
           nelle sue quattro forme, ch'egli riduce a tre, mettendo insieme le
           due incontinenze, di peccato attuale: la salvazione con l'opera,
           prima, della Redenzione o del battesimo, che è una natività nuova
           ed è la salute in genere; poi con l'ausilio delle quattro virtù: tem-
           peranza e fortezza, giustizia, prudenza. Il fiume di lagrime, come
           mitologicamente ha il nome di Acheronte, Stige, Flegetonte e Co-
           cito, come per i corporalmente morti ha il significato di peccato
           originale e di incontinenza (di concupiscibile e irascibile) e di in-
           giustizia col solo cuore e di ingiustizia anche con l'intelletto; ossia
           di assoluta inordinazione totale, e d'inordinazione, prima, nelle
           due passioni dell'anima sensitiva e poi anche nella volontà, e poi
           anche nell'intelletto; così misticamente, nel suo aspetto di Letè fi-
           gurato in Creta, si chiama Redenzione, e poi temperanza e fortez-
           za, e poi giustizia, e poi prudenza. Non dunque Dante ha seguito
           il contemplante in questi uffizi del quadruplice o quintuplice fon-
           te. Ma passiamo al Letè vero, al Letè che sgorga dal Paradiso ter-
           restre vero, non dall'Ida che lo raffigura, come il sogno la cosa.
              Dante nel suo Letè fonde le due idee di S. Bernardo: le due
           idee del fonte di vita che dalla ferita di Gesù morto è sgorgato a
           farci salvi, e del fonte di misericordia, nel quale ci laviamo dai
           nostri peccati. Tuttavia egli ha continuato a leggere il sermone:
           «Ma non solo questo è l'uso delle acque; nè soltanto esse lavano
           le macchie, ma e la sete estinguono». Ora nel Paradiso terrestre
           Dante pone anche un altro fiume, l'Eunoè. In questo Dante non è
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           tuffato, ma vi beve :
                              s'io avessi, lettor, più lungo spazio
                              da scrivere, io pur canterei in parte
                              lo dolce ber che mai non m'avria sazio.

           Gli altri fonti di S. Bernardo versano acque di «discrezione» che


           717   Purg. XXXIII 136.


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