Page 246 - Sotto il velame
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rimorde la coscienza, perchè la mente vede chiaramente il male
che fa o aiuta a fare. Si usa in colui che si fida e in chi non si fida.
Il primo de' due modi uccide l'amor naturale e lo speciale; il se-
condo, solo quel primo vincolo dell'amore che ci lega a tutte le
creature. Ora, secondo il Poeta, la mente, in tali peccatori, è inor-
dinata per ciò che sa e vede l'un vincolo e l'altro, e pur l'oblìa e
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l'uccide . È inordinata, non accecata. Se cieca fosse e come non
fosse, Lucifero sarebbe Capaneo, e Fucci sarebbe nella riviera di
sangue. Chè il vincolo che fa natura, lo spezzarono gli omicidi e i
predoni; eppure non sono rei di ciò che rimorde ogni coscienza.
L'argomento della mente fa peggiore la reità non perchè i fraudo-
lenti usino arti sottili, ma perchè essi sono coscienti del vincolo
che li stringe a quelli, contro cui le usano. In vero questo uso me-
desimo mostra in loro che c'è la mente; e perciò la coscienza. Il
che Dante dice nel suo solito modo così evidente e così non vedu-
to. I viatori sono nella sesta bolgia, dove è la rovina. C'è un croci-
fisso in terra con tre pali: Caifas, il consigliere della morte di
Gesù. Perchè non è esso tra i rei direttamente contro Dio? Per-
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consigliò i farisei che convenia
porre un uom per lo popolo ai martiri.
Caifas in Gesù vedeva l'uomo e non il Dio. C'era in lui dunque
tanto di mente, da vedere che egli infrangeva il vincolo di natura,
non tanto da vedere che obliava anche l'altro «di che la fede spe-
zial si cria».
Sicchè tanto è dire che il rimorso de' fraudolenti e la loro ver-
gogna è in proporzione della loro mente, quanto, che in propor-
zione della loro coscienza. Quindi è minimo in Vanni Fucci e
massimo in Caifas e nel papa simoniaco, in Malebolge; minimo
623 Inf. XI 25, 52 segg.
624 Inf. XXIII 116 seg.
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