Page 243 - Sotto il velame
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E questi allora rivela quanti più può compagni di pena e d'igno-
minia: quel da Duera, quel di Beccheria, Gianni del Soldaniero,
Ganellone, Tebaldello. Si vede finora ben chiaro che i traditori
non amano essere veduti e nomati. Pure è una differenza tra il Ca-
micione e Bocca: quello dice il suo nome, questo no. Ora anche
tra i giganti, che certo significano, colà ritti, qualche cosa, è una
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differenza. C'è tra loro uno «che parla ed è disciolto» : gli altri,
no; e a quel di loro, la cui ribellione a Dio fu, diremo noi, con più
d'intelligenza, a Nembrotto, Virgilio dice: Anima sciocca! anima
confusa! Sono essi raffigurati come enormi bestioni legati, chè
non hanno più linguaggio e non hanno più umanità alcuna. Eppu-
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re sì dell'uomo avevano. Chè Virgilio pronunzia :
Natura certo, quando lasciò l'arte
di sì fatti animali, assai fe' bene...
. . . . . . . . . . . . .
chè dove l'argomento della mente
s'aggiunge al mal volere ed alla possa,
nessun riparo vi può far la gente...
Or l'argomento della mente non hanno più; salvo Anteo che parla,
salvo Anteo che non è considerato un bestione, poichè è disciolto.
Perchè? Perchè non «contra il sommo Giove» esercitò la mente e
il mal volere e la possa, non essendo stato «all'alta guerra de' suoi
fratelli» ; sì contro Ercole lottò. Perciò muove ancora le braccia
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che non menò contro il Dio direttamente, e può distendere le
mani che strinsero il figlio del Dio; e parla, e di più è sensibile
allo scongiuro della fama . La quale «qui si brama» dice Virgi-
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613 Inf. XXXI 101.
614 ib. 49 segg.
615 Inf. XXXI 92, 119 seg.
616 ib. 96, 115 segg.
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