Page 239 - Sotto il velame
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feltro non dice il suo peccato se non perchè crede di parlare a un
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morto :
s'io credessi che mia risposta fosse
a persona che mai tornasse al mondo,
questa fiamma staria senza più scosse.
Non ha «tema d'infamia» e pure il suo nome non dice. E il rimor-
so di costoro è significato anche dall'errar continuo, come luccio-
le nella vallea.
Nella nona bolgia gli autori di scandoli e di scismi si nomano:
il primo d'essi, però, Maometto, perchè crede Dante dannato; e
Pier di Medicina, per predire malanno ad altri. E questi e il Mosca
e Beltram del Bornio mostrano pure desiderio che di loro vadano
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novelle nel mondo . Nel che credo si debba vedere speranza, più
di nuovi scandoli e scismi, che di fama. Il fatto di Geri del Bello è
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quel di tutti; e Dante così suol parlare, una volta per tutte . Geri
del Bello vorrebbe che la discordia continuasse e che il suo san-
gue rifermentasse. E anche i falsificatori si governano in vario
modo ed o con sè nomano altri o si dichiarano rei di altra colpa di
quella che fu loro apposta, e questa colpa, come l'alchimia, è tale
da ammettere alcun vanto . C'è, insomma, più o meno vergogna
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in tutti i dannati di Malebolge; e in alcuni, se volete, punta; ma
tutta la trattazione di questa specie di peccatori si conclude (e per
me non è caso) con un suggello suo proprio; che è un grande ver-
gognare di Dante. Al quale Virgilio (e non è caso nemmeno que-
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sto) parla con ira . Non è caso. Dante non racconta una passeg-
giata delle nostre solite, in cui avvengono tante cose e si dicono
tante parole, come vien viene. Gli accidenti, i conversari, il caso,
600 Inf. XXVII 61 segg. 66 e segg.
601 Inf. XXVIII passim.
602 Inf. XXIX 18.
603 Inf. XXIX e XXX passim.
604 Inf. XXX 133 segg.
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