Page 236 - Sotto il velame
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Perchè se' tu sì ingordo,
di riguardar più me, che gli altri brutti?
E anch'egli confessa le sue lusinghe, dopo che Dante ha detto il
nome di lui. Nella terza è papa Niccolò che dice il suo fallo, dopo
avere accusato Bonifazio e non senza accusar poi altri predeces-
sori; e il nome suo lo accenna, non lo dice: fui figliuol dell'orsa; e
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dopo l'invettiva di Dante springava coi piedi ,
o ira o coscienza che il mordesse.
Non sembra mostrar vergogna lo sciagurato della bolgia quinta, il
quale dice il suo essere, se non il suo nome; ma era, quando par-
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lava, col ronciglio tra le chiome ! Nè vergogna mostrano i due
frati godenti; ma nel cauto discorso di Catalano si vede chiara
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l'intenzione di nascondere la loro reità :
frati godenti fummo e bolognesi;
io Catalano e questi Loderingo
nomati, e da tua terra insieme presi,
come suole esser tolto un uom solingo
per conservar sua pace, e fummo tali,
ch'ancor si pare intorno dal Gardingo.
Poveretti! sì che Dante comincia col volerli rimbeccare, gl'in-
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nocenti uomini solinghi :
O frati, i vostri mali...
590 Inf. XIX 119.
591 Inf. XXII 31 segg.
592 Inf. XXIII 103 segg.
593 ib. 109.
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