Page 233 - Sotto il velame
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Figlio» . Chi non troverà un cenno a questa potestà nel discorso,
che si fa tra Dante e Farinata, sulle leggi e sui decreti degli uomi-
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ni ? e più che un cenno, nell'esposizione della terribile pena, in-
flitta da Dio, in cui è così esatto contrappasso ? Chi fece l'anima
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morta col corpo abbia anima e corpo sepolti in una tomba eterna,
dopo che l'uomo Dio avrà giudicato: chi vide lontano e non vici-
no e non in sè, veda ora lontano e non vicino, e poi non veda più,
dopo il gran giudizio. Ma, sopratutto, chi non affermerà presente
allo spirito di Dante questo concetto nell'esclamazione :
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O somma Sapienza, quanta è l'arte
che mostri in cielo, in terra e nel mal mondo
e quanto giusto tua virtù comparte;
esclamazione che prorompe avanti il supplizio dei simoniaci? Chi
non dirà che Dante abbia voluto riconoscere un'arte, dirò così,
speciale della somma Sapienza nella giustizia che si fa di quelli
che corruppero l'intelletto, o solo o con le altre potenze dell'ani-
ma?
Chè un elemento nuovo si scorge in questi peccatori ultimi: la
vergogna. Già in Farinata e Cavalcante si può osservare una solle-
citudine per i vivi; per i suoi sbandati, in Farinata, per il figlio,
alto d'ingegno, in Cavalcante; che è infinitamente tormentosa per
chi giace in tal letto ed è chiuso in tal sepolcro. Non è l'intelletto,
il quale nonostante la sua umana eccellenza fu così vano nel dolce
mondo; e che ora li tormenta laggiù? Ed è certo l'intelletto che da
Malebolge al fondo del basso inferno, aumenta il cruccio dei dan-
nati; come enunzia Virgilio con quel verso che pare ad alcuni un
578 Per es. Aur. Aug. Serm. ad cat. II 7, Hugo de S. Vict. In epist. ad Eph. Q.
VII. Ev. sec. Ioan. V.
579 Inf. X 79 segg. 83 seg.
580 Inf. IX 125 segg. X 10 segg. 15, 78, 100 segg.
581 Inf. XIX 10 segg.
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