Page 229 - Sotto il velame
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tutti i peccati di malizia? che è l'altro aspetto, il rovescio, della
           cupidità, alla quale perciò equivale; come una moneta è la stessa,
           tanto se è veduta dalla lettera, quanto se dalla testa? e che questo
           nome di superbia è data all'aversio o alla cupidigia o all'ira bestia-
           le, solo a proposito di questi peccatori, perchè questi sono più
           manifestamente aversi? ma che di essi il peccato non è la super-
           bia di Lucifero, perchè nella superbia peccato di Lucifero è sì la
           superbia passione; ma c'è altro che nel peccato di cotestoro non
           c'è? che la superbia di Lucifero è così poco bestiale e così poco
           simile a quella di Capaneo e di Vanni Fucci bestia; che Lucifero è
           pura intelligenza e non ha l'appetito o animo, o core, se non meta-
           phorice?
              Se Dante non mostra pietà per Capaneo, è segno che nel suo
           peccato predomina l'ingiustizia. L'incontinenza c'è, e in buon
           dato, ma non riesce ad attenuare il peccato che è di malizia con
           forza contro Dio stesso; che è tanto grave da somigliare al gravis-
           simo. E quello di Brunetto e delle tre ombre? Quello è tale in cui
           l'incontinenza vi potè più che l'ingiustizia. La quale consisteva in
           ciò che nella loro reità era proposito d'impedire la generazione. E
           l'incontinenza era d'irascibile o di concupiscibile? Vediamo che i
           sodomiti nel purgatorio sono nella cornice della lussuria. Dunque
           l'incontinenza di Brunetto e degli altri era di concupiscibile. Ma
           come mai il loro peccato, che è di violenza contro una cosa di
           Dio, ha pure a capo quell'ira bestiale o cupidigia cieca o aversio o
           superbia, se dir si vuole; che non appartiene al concupiscibile, sì
           all'irascibile, anzi è l'irascibile stesso, l'ira stessa? La risposta è
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           facile per chi consideri il verso :

                              e piange là dov'esser dee giocondo.

           Con questo verso si dice che nei violenti contro sè e la sua facul-
           tade è quella tristizia dello Stige, che è come l'avanzo della con-

           570   Inf. XI 45.


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